Che cos’è e come gestire l’eco-ansia? Negli ultimi anni si è sentito sempre più spesso questo termine, che riguarda le esperienze di ansia relative alle crisi ambientali. Il cambiamento climatico causa problemi dal punto di vista ambientale, tuttavia da qualche anno sta lentamente colpendo i più giovani e la loro salute mentale.
Che cos’è l’eco-ansia?
L’American Psychological Association (APA) definisce l’eco-ansia come “una paura cronica della rovina ambientale”, e si associa a senso di perdita, mancanza di speranza e frustrazione rispetto all’incapacità della persona di adattarsi ai cambiamenti climatici. Attualmente l’eco-ansia non è inserita nel DSM-5: viene ritenuta un’aggravante di un altro disturbo preesistente, come l’ansia e la depressione. Tuttavia si ritiene che in futuro, l’aumento di eventi climatici avversi e delle loro conseguenze, attribuirà all’eco-ansia una rilevanza maggiore, diventando una delle principali problematiche psicologiche.
L’APA ha iniziato a studiare il fenomeno dell’ansia ambientale già nel 2017. A risentire maggiormente di questo disturbo sono i giovani della generazione Z, cioè i nati tra il 1995 e il 2010. Sembrerebbe infatti che i nati in questi anni tendano a essere più esposti in quanto maggiormente informati sull’argomento, acquisendo una crescente consapevolezza e sensibilità a livello culturale rispetto a questo fenomeno.
Secondo alcuni studi l’impatto del cambiamento climatico può avere diverse conseguenze. Gli effetti possono essere diretti, cioè collegati ad eventi climatici estremi come uragani, alluvioni, incendi e così via, che rischiano di avere conseguenze istantanee sul benessere individuale e collettivo; ci sono effetti di tipo indiretto rispetto alla paura del futuro legata all’ambiente; infine, ci sono gli effetti psicosociali, perché si rischia la perdita di tradizioni e pratiche culturali.
L’eco-ansia produttiva
L’eco-ansia rappresenta un problema se paralizzante per la vita di un individuo, ma da altri punti di vista può essere considerata una risorsa. Infatti, le emozioni celate dietro l’eco-ansia possono risultare produttive se affrontate in maniera costruttiva: la paura aiuta ad orientarsi verso i pericoli; la colpa verso i danni ambientali può aiutare alla riparazione; la rabbia può dare l’energia per mettere in pratica un’azione civile che inneschi un cambiamento.
Altri aspetti da favorire sono le condotte pro-ambiente, che implicano la partecipazione in attività ecologiche individuali o promosse da associazioni sul territorio; la divulgazione per aumentare la consapevolezza collettiva, ma anche la partecipazione a gruppi, per la condivisione dei timori relativi al clima. È importante anche avere consapevolezza che l’aumento del contatto con la natura può aiutare a sentirsi più responsabili, attraverso azioni che possono sembrare banali, ma non lo sono affatto, come il giardinaggio o la cura di animali.
Inoltre è possibile consultare delle guide per costruire progetti di supporto a livello comunitario in relazione all’ansia ambientale e all’ansia climatica (Coping with Climate Change Distress). Gli psicologi raccomandano di limitare l’esposizione dei media alle informazioni preoccupanti in determinati momenti della giornata, nonché di organizzare gruppi di supporto tra pari.
L’eco-ansia: come gestirla
Come abbiamo visto se lo stato di attivazione creato dall’eco-ansia diventa continuo, e si accompagna a catastrofismo e impotenza, a lungo termine è possibile sperimentare degli effetti sulla salute mentale. La psicoterapia accoglie anche le difficoltà legate all’ansia climatica.
Bisogna validare e accogliere le preoccupazioni, gestendole laddove siano eccessivamente invalidanti nella vita dell’individuo. È fondamentale intervenire sui pensieri e sulle immagini catastrofiche, favorendo condotte pro-ambiente e il cambio di direzione verso un’eco-ansia produttiva.
Oltre alla psicoterapia, uno dei primi passi per diminuire i livelli di eco-ansia è quello di fissare dei piccoli obiettivi raggiungibili a breve e medio termine. Si possono praticare delle piccole azioni quotidiane per aiutare l’ambiente: ad esempio la riduzione dei rifiuti, delle auto private, partecipare ad iniziative ecologiche locali per pulire aree come spiagge o parchi. Questo permette di sentirsi parte attiva rispetto alla battaglia contro i cambiamenti climatici e di uscire dalla sensazione di impotenza e ansia, comunemente provata. Un’altra strategia utile è quella di accettare e rendere più normali le emozioni associate al clima, partecipando ad esempio a iniziative ed eventi nella propria zona di residenza, o nel gruppo di pari.
L’eco-ansia sembra una problematica sempre più diffusa, in particolare tra le fasce più giovani della popolazione. È necessario prepararsi dal punto di vista psicologico ad affrontare questa preoccupazione crescente per il clima e per il proprio futuro. Riconoscere e curare gli effetti psicologici principali causati dal cambiamento climatico diventerà sempre più importante nei prossimi anni; ancor più importante sarà aver elaborato delle strategie per fronteggiarla, sia come singoli individui che come collettività.
Approfondimenti
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